La principessa delle acque rosse

Il lago porpora: Tovel tra leggenda e scienza

«L’acqua è di un azzurro scuro come le notti egiziane». Con queste parole l’esploratore inglese Douglas William Freshfield descriveva il lago di Tovel nel 1875.

Oggi le acque del bacino alpino, che si trova all’interno del Parco Naturale Adamello-Brenta in Trentino Alto Adige, sono azzurre e cristalline, ma un tempo si tingevano di uno strano color porpora. Il lago di Tovel infatti è conosciuto anche come lago rosso, proprio per il particolare colore delle sue acque.

L’alga sanguinea

Da fine Ottocento al 1964 – anche se in modo meno evidente le ultime tracce risalgono al 1983 – il lago di Tovel, durante le estati calde e secche si tingeva di rosso. Un tempo si credeva che l’origine dell’arrossamento  fosse dovuta alla presenza di un’alga, il Glenodinium sanguineum, ma recentemente l’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige ha scoperto che questo fenomeno deve essere imputato ad altre tre specie di alghe: la Tovellia sanguinea (specie “rossa”, presente oggi in minima quantità, data la scarsità di nutrienti), la Baldinia anauniensis (specie “verde” presente oggi in massicce quantità, da cui deriva il tipico colore odierno del lago) e una terza alga la cui identità è attualmente in fase di ricerca.
Il progetto SALTO, Studio sul mancato arrossamento del Lago di Tovel del 2001 ha stabilito, inoltre, che la sparizione del fenomeno dell’arrossamento è dovuta alla mancanza di carico organico (azoto e fosforo) proveniente dalla transumanza delle mandrie di bovini che pascolavano nei pressi del lago. Queste sostanze, confluendo nel lago, contribuivano alla fioritura della Tovellia sanguinea. Il cambiamento della gestione degli animali in malga e la quasi totale scomparsa delle greggi nei pascoli alti, avvenute proprio negli anni Sessanta, spiegano la diminuzione dell’apporto di questo carico organico e quindi la cessazione del fenomeno di fioritura dell’alga. Nonostante l’arrossamento delle acque non si verifichi più, il lago Tovel resta un luogo affascinante e incantato, anche grazie a un’antica leggenda.

 

Lago di Tovel, foto gentilmente concesse da Lago di Tovel

La leggenda della principessa

Non c’è solo la scienza. Il lago di Tovel e il suo particolare colore sono avvolti anche dal mistero. Una leggenda locale racconta la storia di un tempo molto lontano quando Ragoli, oggi piccolo paese della Val Rendena, era una ricca cittadina, a capo di un grande regno.
Quando l’ultimo re di Ragoli morì senza lasciare eredi maschi, ma solo una bellissima figlia di nome Tresenga, i cittadini del regno si preoccuparono perché sapevano bene che, se la principessa si fosse sposata, tutto il loro regno sarebbe divenuto proprietà di un sovrano straniero e ciò avrebbe comportato la perdita di ogni ricchezza.
Tresenga tuttavia era molto intelligente e amava talmente il suo popolo da fare un solenne giuramento di rinuncia a un qualsiasi legame matrimoniale pur di salvare il proprio regno.
Ma il giovane e arrogante re di Tuenno, Lavinio, tentò ben due volte di conquistare il cuore di Tresenga: in entrambi i casi la risposta della fanciulla fu un rifiuto. La doppia offesa subita dal giovane re tramutò il suo amore in rabbia, tanto che Lavinio radunò un esercito per marciare su Ragoli e raderla al suolo.
Tresenga e il suo popolo arrivarono fino alle sponde del lago di Tovel, e qui trovarono l’esercito di Lavinio accampato per la notte. Iniziò una sanguinosa battaglia che durò diversi giorni. L’esercito di Tuenno era troppo forte e preparato per soccombere di fronte al debole, seppur agguerrito popolo ragonese.
Ben presto tutti i cittadini di Ragoli furono uccisi e, per ultima, anche Tresenga morì sotto le armi, dopo aver combattuto accanto al suo popolo. Il suo sangue e quello di tutti i suoi sudditi si riversò nelle acque del lago di Tovel e le colorò di un macabro color vermiglio.
Da quel triste giorno, una volta all’anno, in occasione dell’anniversario della battaglia, le acque del lago cominciarono a ricolorarsi di rosso e c’è chi giura che, ancor oggi, nelle notti di luna piena, la triste figura della bella Tresenga, vaghi sospirando lungo le rive del lago.

 


 

Laureata in Scienze della Comunicazione e giornalista pubblicista dal 2008. Ha lavorato come collaboratrice e redattrice in quotidiani e settimanali. Ora collabora con un giornale online e con un free press. È appassionata di cinema e sport.