Villa Aganoor-Pompilj

Il dolce ricordo si perde nel sogno: Villa Aganoor-Pompilij, il nido d'amore di Guido e Vittoria

Invitata da amici al Festival delle corrispondenze a Monte del Lago, un piccolissimo borgo, situato su un promontorio a ridosso del lago Trasimeno, interamente cinto da mura.

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La residenza

Oltrepassata la torre carceraria, dove un torrione pentagonale si erge, dalla prima metà del Quattrocento, come rifugio di guardie e prigione per i contrabbandieri di pesce del lago o per chi celebrava più messe in un sol giorno come il povero don Luigi Pergolani, mi  trovo davanti un imponente cancello che riporta l’effige della famiglia di cui cela la proprietà: il leone rampante della famiglia Pompilj. Entrando nel giardino si assapora un’atmosfera antica che rivive nelle forme, nei muri, negli oggetti…
La residenza, che un tempo fu di Guido Pompilj e sua moglie Vittoria Aganoor, veniva denominata Villa Alta ed è una struttura composta da diverse unità e caratterizzata da una pianta irregolarmente quadrangolare che si divide in tre corpi con diverse altezze.
I due coniugi vissero nella residenza di famiglia per circa tre anni, in modo assiduo dal 1901 al 1903, per poi utilizzarla come seconda casa dove rifugiarsi per trovare pace e tranquillità dalla loro vita frenetica e molto mondana.
Guido e Vittoria si conobbero in età adulta: la loro storia d’amore all’inizio fu molto fredda, anzi freddissima, soprattutto da parte di lui. Guido veniva descritto come altero, un «naturale accentratore degli sguardi» e, per questo, riservato, arido di sentimenti, sospettoso, orgoglioso del suo stato di cavaliere inamovibile.

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[lo ho] sempre pensato che il pren[dere] marito, senza amore, sia un’infamia; sarà falso ma ho sempre pensato questo. Ebbi delle simpatie per qualcuno che mi piaceva unicamente pel fisico, ma sentii bene che mi piaceva il viso ma niente altro, e che tra la loro anima e la mia vi era un abisso. Questo, pensai, non è il vero amore, completo. Perché vorrei ora prender marito? perché sarebbe l’unica maniera di vivere con Lei, per Lei, vicina a Lei; ché se fosse possibile far questo senza sposarla, io non Le chiederei… cioè non Le avrei chiesto di sposar[mi] mai. Invidio il suo gatto, la sua […] dico che vorrei […], ecco.

(Vittoria Aganoor)

Fu Vittoria a rimanere per prima affascinata dalla personalità, dai discorsi e dagli scritti di Guido che, a fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento, fu un politico di prima grandezza, sia a livello nazionale che internazionale: il suo nome salì prepotentemente alla ribalta della cronaca per la vicenda legata alla realizzazione del nuovo canale emissario del lago Trasimeno che scongiurò il prosciugamento del quarto lago d’Italia.

Il matrimonio

cosa vedere a monte del lagoVittoria era una donna altera ed elegante vissuta in una famiglia benestante di origini orientali che, per il periodo storico in cui ha vissuto, era sicuramente all’avanguardia e venne definita «una regina della scrittura» (Antonia Arslan); ebbe l’opportunità di frequentare uomini di cultura come Gnoli, Fogazzaro, Marinetti, ecc.
La poetessa ha dato molto alla letteratura poetica italiana; come scrisse Antonio Fogazzaro «è il più alto ingegno poetico d’Italia», colei che nella raccolta Leggenda eterne compose, come ricorda Benedetto Croce «il più bel canzoniere d’amore che sia mai stato scritto da una donna italiana in un contesto civile e culturale in cui la donna aveva poco spazio».
La storia tra Vittoria e Guido iniziò alla fine del dicembre del 1900 dopo che i due si furono incontrati nella dimora della poetessa a Venezia. Il loro amore cominciò con uno scambio epistolare il primo gennaio 1901, due giorni dopo il loro incontro. Il loro matrimonio fu celebrato a Napoli il 28 novembre 1901 e la dimora di Monte del lago ospitò i novelli sposi.
Villa Alta fu considerata da Vittoria e Guido come la loro «vera casa» e i lavori, intrapresi da Guido, mostrarono come era forte in lui il desiderio di onorare la moglie e di riuscire a progettare una dimora per esercitare una migliore accoglienza, per camere, per pasti, per il soggiorno in genere e per conservare i ricordi di famiglia.

Cara, ti scrivo da un posto incantevole. La nostra casa è dinanzi al Trasimeno, tutta circondata da colline folte, e sul lago tre isolette di sogno, verdi verdi, sdraiate come in un abbandono d’estasi sul loro Iago. Facciamo lunghe passeggiate nella freschezza della sera, sotto la prima luna bianca, e torniamo a casa in barca, tacendo, tenuti dall’incanto della bellezza attorniante e dell’ora. Ieri visitammo un podere di mio marito, che io amo molto per un grande fantasma di vecchio maniero che vi è incluso. Più che un maniero, è un vero castello murato, che doveva essere immenso un tempo. quasi tutte le muraglie di cinta sono ancora in piedi, con forti merli, tutti coperti di scura e folta e tenace edera, e così i torrioni ruinosi e tragici nella loro maestà di giganti debellati dal tempo.

(Vittoria Aganoor, Lettera a Maria Majocchi Plattis)

I lavori

dimore storiche lago trasimenoI lavori prevedevano di non usare più l’ingresso rivolto al paese, ma di creare un giardino privato ruotando le funzioni della casa in modo che  il nuovo accesso al piano primo fosse orientato verso il giardino posto sulle mura del borgo e verso la campagna raggiungibile dall’esterno del paese stesso.
Il giardino, dove ogni anno si celebra la sagra in concomitanza del festival delle corrispondenze, è stato, appunto, realizzato per compiacere la consorte e regalarle un angolo d’intimità. L’elemento centrale è costituito dal vialetto artificiale che conduce al piano terra della casa ed è adibito e riorganizzato per tutto quanto necessario alla vita del tempo. Ovunque sono presenti vasche e statue, che spiegano l’interpretazione del proprietario e del suo atteggiamento per la vita, e aiuole ricurve che ospitano diverse tipologie di piante.
Nella villa l’elemento centrale per la riorganizzazione funzionale dell’edificio fu la rotazione delle scale padronali che vennero ruotate per migliorare la distribuzione dei locali al pian terreno, la creazione di un forno e di una sala al piano primo, a scapito però del formarsi di zone non illuminate dalla luce. In quel periodo però la luce che entrava dalle finestre era un elemento trascurabile, era preferibile infatti il «fresco idillio d’ombre» ed era di moda le semplificazione, ovvero l’eliminazione di cornici a favore di superfici piane e pulite, prive di qualsiasi elaborazione pittorica in uso nel XIX secolo. Il mobilio utilizzato era lineare, essenziale, di gusto squisitamente eclettico.

Le ristrutturazioni successive

Villa Alta ha subito negli anni Sessanta ulteriori ristrutturazioni, ma mantiene l’impianto originario che Guido e Vittoria avevano impostato.
La casa venne ingentilita verso monte con la creazione di una limonaia. Anche l’altana, che era rivolta verso il paese, venne portata verso la nuova facciata principale mediante l’estensione di un terrazzo.
La villa fu, per la famiglia Pompilj, luogo di gestione per le proprietà della famiglia, di riposo, ma anche fonte d’ispirazione, infatti la magica atmosfera del Trasimeno ispirò a Vittoria i versi raccolti nel secondo volume di poesie Nuove liriche.
Dopo sette anni di convivenza, per la poetessa ci furono le prime avvisaglie della malattia e Guido fece realizzare la grande terrazza dove la poetessa poteva ammirare più comodamente l’amato lago.
La dimora ancor vive del ricordo di quei famosi personaggi che caratterizzarono, con il loro lavoro, l’Italia dei primi del Novecento e di quell’amore che, tragicamente, pose fine alle loro vite.
Dopo solo dieci anni di matrimonio, Vittoria fu ricoverata in una clinica romana per subire un intervento chirurgico che si rivelò fatale.
Guido, incapace di accettare la perdita della carissima moglie, mise fine alla sua vita con un colpo di pistola.
Il lago fu testimone di un grande amore vissuto intensamente, ma di due vite cessate tragicamente.

Si ringrazia il Dr. Francesco Girolmoni


Iris Benoni, architetto dal 1996, vive e lavora in quel di Perugia. Specializzata in acustica e bioedilizia esercita la propria attività nel ramo ristrutturazioni e restauri di edifici storici; vanta anche una pluriennale esperienza in qualità di interior design e nella progettazione e valorizzazione di strutture microricettive.