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I camosci più belli del mondo

Cresce la colonia del camoscio appenninico sui Sibillini

Parco Nazionale dei Monti Sibillini – tra Umbria e Marche – ha censito i suoi camosci. Una colonia in crescita si aggira sulle pendici del Monte Bove.

Camosci dell’Appennino

 

Si è svolto il nono censimento autunnale del Camoscio appenninico o camoscio d’Abruzzo: l’attività rientra nel progetto d’interesse comunitario per la conservazione dei mammiferi dell’Appennino centrale, realizzato in collaborazione con il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e quello del Gran Sasso e Monti della Laga, nell’ambito della direttiva biodiversità del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. 
Il camoscio d’Abruzzo è stato definito: «il camoscio più bello del mondo», grazie agli ornamenti che indossa. Infatti, sia d’estate che d’inverno questo esemplare presenta una caratteristica fascia di pelo scuro che ricopre gli occhi come una mascherina e una macchia chiara sulla gola, accompagnata da una fascia di colore bruno lungo il collo.
Il resto del pelo muta in base alla stagione: nei mesi estivi presenta una colorazione rossiccia con le parti ventrali e la testa che sfumano nel giallastro, mentre durante l’inverno il pelo si allunga e infoltisce, diventando bruno-nerastro su dorso, coda, ventre e zampe, mentre il posteriore, il muso, la fronte e l’area che va dalle guance alle spalle sono di colore giallastro.

Una specie da salvare

Il Camoscio appenninico è endemico dell’Appennino centrale e ha rischiato seriamente di scomparire nella prima metà del Novecento, quando ne sopravvivevano appena poche decine solo in Abruzzo. Oggi, grazie all’istituzione dei parchi nazionali e ai progetti – anche comunitari – di conservazione, non è più a rischio immediato di estinzione, sebbene sia ancora considerato vulnerabile, soprattutto a causa della sua scarsa variabilità genetica. La sua popolazione all’interno del Parco dei Monti Sibillini è in crescita da quando, nel 2008, i primi individui – una trentina – furono rilasciati in natura. Nei giorni del monitoraggio sono stati osservati circa 150 individui, per lo più concentrati nell’area del Monte Bove dove, evidentemente, il camoscio ha trovato un habitat idoneo e ancora sufficientemente capiente per consentire un ulteriore sviluppo della colonia. Questo esemplare, infatti, è abituato a vivere in luoghi impervi, soprattutto pareti rocciose molto ripide, dove si ripara per sfuggire agli attacchi dei predatori.

 

La stagione degli amori

Il corteggiamento delle femmine e la competizione tra i maschi raggiunge il suo apice proprio in questi giorni di novembre, quando le femmine entrano in estro per essere fecondate.
Combattimenti, inseguimenti e le altre attività di competizione tra i maschi sono all’ordine del giorno e dipendono dall’età e dal vigore degli individui: norma si tratta di esemplari oltre i 6 anni. Si formano spesso gruppi di femmine che vengono difesi da un solo maschio, che ne controlla di continuo lo stato ricettivo, tenendole quasi costantemente in branco e scacciando eventuali competitori. Questo periodo è però delicato, perché i camosci sono più vulnerabili e spesso diventano preda di lupi, aquile e orsi.

 


Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Laureata in Scienze della Comunicazione e giornalista pubblicista dal 2008. Ha lavorato come collaboratrice e redattrice in quotidiani e settimanali. Ora collabora con un giornale online e con un free press. È appassionata di cinema e sport.