Bracciano e le acque che scompaiono

Storia del lago alle porte di Roma

Il lago di Bracciano, l’antico Lacus Sabatinus, detto anche Triangularis Lacus, ha attratto gruppi umani sin da tempi antichi per i terreni fertili, i boschi, la fauna selvatica abbondante, le risorse acquatiche fornite dal lago stesso, le sorgenti di acqua e le sorgenti termali e minerali. L’assetto degli insediamenti sulle sponde è cambiato nel tempo ed è stato influenzato dai mutamenti ambientali consistiti soprattutto nella fluttuazione del livello delle acque.

Antichi nuclei abitativi

Si narra che in antichità esistesse la città di Sabazia improvvisamente sommersa dalle acque del lago, ma la sua età, le sue origini e la sua esatta localizzazione sono ad oggi sconosciute. In effetti, vestigia del passato si trovano in profondità variabili a pochi metri dalla riva, sulle sponde attuali come anche nell’entroterra e appartengono a periodi differenti a partire dal Neolitico antico fino ad arrivare alle epoche recenti. I tre paesi che vi si affacciano, ossia Bracciano, Trevignano Romano e Anguillara Sabazia, sono equidistanti tra loro a formare un triangolo e testimoniano un’organizzazione dell’occupazione stabile: essi sono il risultato di una stratificazione di nuclei abitativi nati in epoche antichissime e perdurati nel tempo.


In passato, nella Sabatia Regio, ducato degli Orsini dalla metà del XVI alla fine del XVII secolo, erano compresi altri quattro laghi di origine vulcanica: il lago di Martignano, in antico lacus Alsietinus, ancora esistente; il lago di Stracciacappa (detto lacus Papiryanus),  il lago di Baccano e Lagusiello (o Lagoscello) prosciugati tra il XVIII e il XIX secolo; oggi al loro posto vediamo ampie vallate fertili. Un sesto specchio d’acqua, il Lago Morto, era piuttosto un acquitrino utile per il bestiame che pascolava nella zona in cui si formava il ristagno di acqua tra Bracciano e Anguillara.

Acque fluttuanti

Da sempre il livello del lago di Bracciano viene influenzato dalle condizioni climatiche, in particolare dall’intensità delle precipitazioni, ma non solo, furono varie le fluttuazioni causate dall’uomo, in particolare con le opere per condurre acqua a Roma. Il lago è alimentato principalmente dalle piogge e dalle sorgenti delle colline circostanti che generano i fossi che sfociano nel lago. L’Arrone è il suo unico emissario naturale, ad oggi non si conoscono uscite sotterranee.


Le fluttuazioni devono essere state molte e talvolta piuttosto notevoli, pensiamo al sito neolitico de La Marmotta oggi sommerso e all’epoca della sua vita all’asciutto, oppure ai siti dell’età del Bronzo che hanno avuto la stessa sorte. Pensiamo a quando Traiano, poco prima del 109 d.C., incanalò numerose sorgenti nel suo acquedotto per condurle a Roma impedendo, quindi, alle acque di alimentare il lago.
Nel 1776, Lagusiello venne prosciugato per mezzo di uno sboccatore preesistente, forse di epoca romana o più antico, riversando l’acqua nel lago di Bracciano e contribuendo ad aumentarne, sebbene di poco, il livello. L’intento dell’opera era di ottenere nuove terre per l’agricoltura.

I documenti

Purtroppo le informazioni relative ai livelli del lago sono poche e frammentarie e se ne perdono le tracce nella storia. Abbiamo notizie del “troppo pieno”, ossia del livello troppo alto con conseguenti allagamenti di campi e strade, o del “troppo basso”, ossia di siccità che ha comportato lo scavo di canali per irrigare i campi.
Informazioni certe sulle fluttuazioni, sulle cause e i rimedi le troviamo tra il XVII e il XIX secolo. Il duca Flavio Orsini, proprietario del lago di Bracciano e del territorio circostante, nella seconda metà del XVII secolo chiese alla Reverenda Camera Apostolica di introdurre l’acqua del lago nel condotto dell’acquedotto Traiano-Paolo per unirla a quella sorgiva ripristinata da Paolo V a servizio ed uso della città di Roma. Venne accolta la sua richiesta essendo un’iniziativa di pubblica utilità, ma serviva anche per alimentare una seconda fontana a piazza S. Pietro. Il duca fece stimare la quantità disponibile da Frà Paglia, architetto della Casa Orsini: egli calcolò la possibilità di captare dal lago 1000 once sostenendo che sarebbe rimasto un sufficiente capo d’acqua per l’Arrone a beneficio dei terreni limitrofi.
Con Chirografo del 3 giugno 1673 e Istromento del 6 agosto 1675 venne formalizzato l’accordo tra Flavio Orsini e Clemente X: vennero stabilite delle regole e forniti dei passaggi puntuali. Fu, infatti, necessario adottare degli accorgimenti per regolare il regime dell’acqua lacustre e assicurarne la costanza, quindi vi fu la costruzione di un muro di argine con delle fessure regolabili presso l’emissario Arrone, la costruzione di un condotto nuovo e di un edificio di presa, tutto a spese del duca.
Ma non venne considerata l’incostanza del livello dell’acqua del lago in funzione dell’intensità delle piogge.
Sin dai primi anni ci furono problemi nell’assicurare le 1000 once dal lago, quindi il Cav. Fontanta venne incaricato di dirigere i lavori per risolvere i vari problemi insieme a Giova Battista Contini.
Nel 1691 venne di nuovo calcolata la quantità di acqua che era possibile prelevare dal lago e, dovendo somministrare un sufficiente capo d’acqua per l’Arrone, venne regolata l’uscita restringendola con uno sforo o fistola di macigno.
Si stabilì, dunque, che dal lago potevano essere prelevate 700 once, di cui la metà andava agli Orsini e l’altra metà alla Reverenda Camera Apostolica. Per mantenere un livello ideale, venne stabilito che il lago doveva avere solo due emissari: il condotto da poco costruito e l’Arrone.
Sono documentati lavori successivi per assicurarne la portata e per evitare l’accumulo di detriti e infiltrazioni all’interno del condotto causati dalle correnti e dal moto ondoso del lago in particolari condizioni meteorologiche, oltre ad accorgimenti tecnici per evitare che le fluttuazioni stagionali influissero troppo sulla quantità di acqua trasportata.
Un ulteriore potenziamento della portata dell’acquedotto ebbe luogo tra il 1825 e il 1830, quando vennero introdotte le acque dal lago di Martignano e di Stracciacappa tramite un canale sotterraneo denominato il Nuovo Acquedotto Alsietino, per distinguerlo dall’acquedotto Alsietino realizzato nel 2 a.C. e alimentato dal lago di Martignano, al fine di alimentare la naumachia di Augusto nel Trastevere. Questo allaccio serviva come supplemento nelle stagioni in cui poteva verificarsi una portata scarsa del lago di Bracciano per assicurare la giusta potenza alle mole da grano sul Gianicolo, ma andava a scapito della salubrità dell’acqua.

 

Elena Felluca è nata a Bracciano (RM) il 7 maggio 1979. Ha conseguito la laurea in Lettere e il diploma di Specialista in Archeologia Orientale ed è Dottore di Ricerca in Archeologia. Libero professionista e ricercatrice indipendente, attualmente svolge studi storici ed esplorazioni speleologiche nel territorio di Bracciano e dintorni al fine di riscoprire le vestigia del passato del lago con la finalità di divulgazione di notizie riguardanti le tappe storiche e le caratteristiche della zona.