La forca, che pendeva minacciosa all’inizio della valle, indicava che il luogo era infestato da streghe e negromanti. Diversi secoli sono trascorsi da quella paura medievale, eppure il Lago di Pilato, lago glaciale dell’Appennino umbro-marchigiano, va ancora guardato da lontano.
Sebbene la sua forma ricordi dei simpatici occhiali da sole, simbolo della spensieratezza dell’estate, i due piccoli bacini comunicanti non possono accogliere né gli schiamazzi dei bagnanti, né i piedi indolenziti degli escursionisti.
Nelle cristalline acque di questo lago infernale, considerato l’accesso al mondo degli Inferi e tomba muta del corpo di Ponzio Pilato, vive un piccolo mollusco dall’aria innocente: il Chirocefalo del Marchesoni, gamberetto dai delicati equilibri, non può essere disturbato, nemmeno da delicati passi sulle rive del lago stesso.
Ciò dona al Lago di Pilato una fissità incredibile, degna delle migliori cartoline. Eppure, forse, un po’ agghiacciante.
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