Home / Rubriche  / A difesa dei confini

A difesa dei confini

La Torre del Buranaccio e gli interessi dei potenti.

Osservando la Torre del Buranaccio, è estremamente semplice carpire l’idea posta dietro alla sua edificazione. La posizione, la storia, la pedana per il ponte levatoio, le caditoie e le pareti spesse tre metri: tutto parla il linguaggio militare, che fa eco a controllo difesa. 

Si potrebbe infatti affermare che la Torre del Buranaccio sia figlia dell’instabilità geopolitica che ha caratterizzato la prima metà del Cinquecento. Il macro-scenario è costituito dalle guerre franco-spagnole su suolo italiano, importanti campi di determinazione della supremazia in Europa; il micro-scenario riguarda invece le mire di Cosimo de’ Medici e il suo problema con la Repubblica di Siena.  

Gli interessi dei potenti: una matrioska 

Ma andiamo con ordine. Come se stessimo schiudendo una variopinta matrioska, dobbiamo notare come Siena costituisca un territorio scomodo per Cosimo, propensa com’è ad accogliere molti fuoriusciti fiorentini. Al tempo stesso, è anche per il Signore di Firenze l’unica via di espansione territoriale praticabile. A livello internazionale, il territorio della Repubblica senese, posto com’è tra lo Stato Vaticano e il Ducato di Firenze, paventa da un lato un pericolo di carattere ideologico, dall’altro un’opportunità di infeudamento per nobili senza domini.  

E Siena? Siena conta una popolazione numericamente inferiore rispetto a chi la insidia e, siccome è carente di corsi d’acqua, non è molto appetibile per gli imprenditori (ante litteram) e portatori di ricchezze; cade quindi preda dei vicini. La Guerra di Siena non termina però con una sconfitta sul campo, ma con la Repubblica riparata a Montalcino e due eserciti che rimangono in arme fino alla fine del macro-conflitto tra Regno di Francia e Impero spagnolo. È infatti il 1559 quando il trattato di Cateau-Cambrésis, sancendo la fine di un conflitto durato oltre 65 anni, stabilisce il passaggio della Repubblica di Siena direttamente in mano a Cosimo de’Medici come risarcimento da parte del vincitore Filippo II non solo per gli ingenti debiti maturati, ma anche per il grande apporto fornito dai signori di Firenze alla causa spagnola.  

Come gli Spagnoli difesero i propri domini o lo Stato dei Presidi 

Con il riconosciuto predominio spagnolo in Italia, i porti di Orbetello, Talamone, Porto Ercole, Monte Argentario e Porto Santo Stefano vanno a costituire il cosiddetto Stato dei Presidi: controllato dal viceré di Napoli, serve agli Spagnoli per controllare i protettorati italiani.   

La Torre del Buranaccio

La Torre del Buranaccio è la torre costiera costruita più a sud di tutte, sfruttando probabilmente un vecchio impianto medievale. Simile alla Fortezza Spagnola di Porto San Giorgio, presenta ancora oggi un coronamento di mensole poste come basamento a una terrazza sommitale e a una garitta di mattoni per l’avvistamento o il riparo dei soldati. Forse un tempo vi era un ballatoio, allo stesso modo in cui sappiamo esserci stato un ponte levatoio. La torre poteva facilmente reggere un assedio: le mura spesse tre metri proteggono un unico grande stanzone dotato di feritoie e di una botola che permette l’accesso alla cisterna posta nel piano interrato. Allo stesso modo, le caditoie consentivano di rovesciare sopra ai nemici ogni sorta di materiale, soprattutto pece e sassi. 

A difesa del lago di Burano 

La sughera di 400 anni

Oggi, questa struttura a base quadrata (13 metri per lato) non è più affacciata sul Tirreno, ma continua a controllarlo dal Tombolo, una sorta di soprelevazione sabbiosa che domina il lago del Burano. Quest’ultimo, infatti, è un lago costiero – o meglio, uno stagno – circondato di alberi centenari (vi è addirittura una sughera la cui età è stimata attorno ai 400 anni) e dalla vegetazione tipica della duna costiera, già da molti anni tutelata dal WWF. Questo luogo che, in tutti i sensi, può essere considerato di confine, è apparso anche nel film Domani accadrà di Daniele Lucchetti e in Eros, l’ultimo film del grande maestro Antonioni.

Laureata in Lettere Moderne e in Informazione, Editoria e Giornalismo, è appassionata di letteratura contemporanea, scrittura, fumetto e nuovi media. Collabora come editor per diverse case editrici romane e come articolista per testate online.